Europee, avimmo passato ‘a nuttata
29/05/2014 di Alberto Saravalle e Carlo Stagnaro.

Come direbbe il grande Eduardo De Filippo: avimmo passato ‘a nuttata. Le elezioni europee sono ormai alle spalle e abbiamo sventato il rischio di ritrovarci per l’ennesima volta sul banco degli imputati, tacciati di essere un paese sempre inaffidabile. Anzi: questa volta siamo noi a uscirne a testa alta, potendo “fare le pulci” ad altri paesi europei che hanno dimostrato di avere problemi interni ben maggiori. Basti pensare ai nostri cugini d’oltralpe, travolti dal successo elettorale di Marine Le Pen. Ma la festa non può durare a lungo. Occorre lavorare, molto, presto e bene per mettere a frutto il capitale politico di cui disponiamo in Italia e in Europa.

L’esperienza del governo Monti insegna che la fiducia di cui godono i leader è, per sua stessa natura, transitoria. Dopo i primi cento giorni, il Professore avrebbe potuto far passare qualunque riforma senza che nessuno potesse opporgli alcuna resistenza.Time in quei giorni lo aveva descritto addirittura come il solo uomo che poteva salvare l’Europa. E così fece, per esempio approvando a tamburo battente la riforma delle pensioni, pur con tutti i suoi limiti ed errori. Eppure, è bastato qualche tentennamento per rallentare per sempre la forza riformatrice. Il resto – a prescindere dalle valutazioni sull’operato e sulle politiche perseguite – è ormai storia passata.

Oggi, Renzi ha a disposizione dei formidabili atout.

Innanzitutto, ha dimostrato di poter stravincere, prendendo voti a destra pur mantenendo la propria base elettorale (come prova il limitato risultato della lista Tsipras). E ciò nonostante abbia mandato in cantina il tradizionale metodo dellaconcertazione con i sindacati. Questo dovrebbe rasserenarlo e consentirgli di proseguire su questa strada innovativa senza esitazioni.

In secondo luogo, la forza di cui dispone gli permette di avviare immediatamente lamadre di tutte le riforme: la spending review che nessuno finora aveva avuto il coraggio di mettere in atto seriamente. Chi potrebbe opporsi ora, con lo spettro di elezioni anticipate? Ma occorre farlo subito. Se esita o ritarda, il suo capitale politico potrebbe erodersi. E di pari passo deve essere affrontata la riforma della macchina dello Stato, a partire da quella già annunciata della burocrazia. Terzo cantiere cruciale è quello delle liberalizzazioni e delle misure per la competitività, su cui il premier – come ama dire – “ha messo la faccia”.

Per quanto attiene, infine, alla legge elettorale e all’abolizione del Senato, non ci sembra vi siano soverchie difficoltà – come invece taluni paventano – a realizzarle. Anche a Berlusconi conviene farle passare perché è l’unico modo per restare in gioco e cercare di rimettere insieme in centro-destra, oggi frantumato in 3 o 4 partiti, costruendo un sistema effettivamente bipolare. Ma non si creda che basterà una legge elettorale a fare del Pdl un partito pronto all’alternanza. Quello che manca oggi al centro-destra – più ancora della leadership e di una nuova classe dirigente – è soprattutto la contendibilità.

Come ha scritto Galli della Loggia sul Corriere, Renzi si è preso il PD, non è stato designato. Anzi: la sua è stata una vera e propria “opa ostile” sul partito. A destra, invece, per ora abbiamo solo assistito all’invito di Passera a federarsi in una nuova entità. Chi vivrà vedrà. In ogni caso, fino a quando non ci sarà anche a destra una rivoluzione comparabile, resteremo in un monocolore renziano.

Per altro verso, le elezioni attestano la fine, per il momento, del sogno liberale di riuscire, se non a formare un terzo polo, quanto meno ad avere un peso numerico sufficiente per influenzare le politiche di governo. Alle elezioni del febbraio 2013 si era aperta una finestra che avrebbe potuto portare alla creazione di un nuovo partito che poteva contare almeno sul 15% dei voti. Per molte ragioni quell’opportunità non è stata colta e, nel prossimo futuro, è difficilmente immaginabile che si ripresenti. Resta solo un patrimonio di ottime idee che da due anni almeno costituiscono il fulcro del dibattito politico e oggi stanno in larga parte alla base dei programmi di governo (ancorché debbano ancora trovare attuazione).

Da ultimo, la battuta d’arresto di Grillo (perché di questo si tratta) non deve illudere che tutti i rischi siano passati. Basta poco per alimentare nuovamente la sfiducia e la protesta. Il Movimento 5 stelle non è un fenomeno passeggero; sarebbe superficiale considerarlo tale. Intanto, sta trovando un proprio posizionamento in Europa con la pur improbabile alleanza con Ukip.

Ricordiamoci che anche la Lega al tempo dei giuramenti di Pontida e dell’ampolla con l’acqua del Po veniva guardata con superiorità, poi è divenuta partito di governo per molti anni. La Francia, insegna che è bastato un nuovo passo falso del governo per rinfocolare le proteste e portare il Front National al primo posto in termini elettorali. L’unico modo per sconfiggere Grillo definitivamente è logorarlo con un’incisiva azione di governo che tocchi i punti dolenti del sistema Italia, con i quali nessuno finora si è veramente confrontato. Anche questa è una responsabilità che grava sulle spalle di Renzi.

Insomma, possiamo rasserenarci, la nottata è passata, ma all’alba ci saranno nuovi problemi. Del resto – per chiudere, come abbiamo iniziato, con le parole di Eduardo: “gli esami non finiscono mai”.

Alberto Saravalle e Carlo Stagnaro

Prossimi appuntamenti

The European Business Code Project, Europa experience-Davide Sassoli, Piazza Venezia 6, Roma, 29 settembre 2023

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